Metodo

Maria Montessori: aiutami a fare da solo

Una realtà montessoriana è attenta a provvedere al bambino un ambiente adatto a soddisfare i suoi bisogni naturali, ispirato ad una casa con spazi ben articolati e “preparati” ma anche angoletti nascosti dove lavorare, pensare, fantasticare con i propri tempi e ritmi interiori. I mobili ed i tavoli devono essere leggeri e facilmente trasportabili, gli oggetti devono essere attraenti e belli per invogliare l’attività del bambino e sviluppare il senso di gradevolezza, cura e attenzione. Gli oggetti saranno inoltre fragili (bicchieri e piatti di vetro e ceramica, soprammobili fragili ecc.) per invitare i bambini a movimenti sempre più coordinati e precisi che diventano esercizi di autocontrollo, di autocorrezione, di prudenza e rispetto.

Il materiale presente viene definito “materiale di sviluppo” perchè è per così dire, un materiale in cui i bambini stessi si rendono conto di come operano, pensano, adottano congetture e risolvono problemi. Il bambino esercita la propria sensorialità ed intelligenza e l’ambiente si trasforma in un “laboratorio” dove svolgere lavori in autonomia senza dipendere necessariamente dall’adulto.

Nella normale giornata di una realtà montessoriana il bambino sceglie quale “materia di studio” affrontare e per quanto tempo. Il bambino, potendo dedicarsi a ciò che desidera, “studierà” con sincera motivazione e interesse rendendo il processo di apprendimento molto più efficiente.

Se si rispetta lo spontaneo processo di autoapprendimento il ruolo dell’educatrice assume un ruolo di aiuto e facilitazione, organizzazione e osservazione della vita psichica e sociale del bambino. Il bambino viene guidato dall’educatrice nella scoperta dell’uso di un materiale di sviluppo, il quale è sempre aperto a ricche e sorprendenti novità, in una relazione ricca di affetto e stima reciproca. La maestra non è chiamata a giudicare o ad imporre ma a proporre, predisporre, stimolare ed orientare l’esperienza della conoscenza utilizzando tutte le tecniche e tutta la capacità empatica di cui dispone.

Le regole sono chiare e condivise. L’educatrice, ma anche i bambini, si impegnano a rispettare e a far rispettare le regole che si sono discusse, comprese ed infine trovate necessarie alla buona convivenza. Spesso queste riguardano limiti molto concreti: il tono della voce, il modo di muoversi nella stanza, le buone maniere a tavola, l’uso del bagno e dello spogliatoio ecc. Le regole sono alla portata dei bambini che vi si uniformano per spirito di appartenenza e permettono a tutti di vivere con rispetto l’esperienza comunitaria.

Rudolf Steiner: l’arte di crescere uomini liberi

La pedagogia Waldorf, nata dalle idee di Rudolf Steiner, mira a sviluppare individualità libere in grado di continuare ad imparare dalla vita. Il bambino è visto come un essere in divenire. Grande importanza hanno le conoscenze su come, parallelamente a importanti mutamenti fisici, si evolvono gradualmente le facoltà dell’animo umano: volere, sentire e pensare.

Per un sano sviluppo è necessario cercare un equilibrio dinamico tra due correnti:

  • da un lato devono essere educate le capacità di accogliere e comprendere il mondo esterno attraverso un affinamento dei sensi e, successivamente, la conquista di un rigoroso pensiero riflessivo;
  • dall’altro bisogna curare nel bambino tutto ciò che lo rende attivo (l’attività motoria, la fantasia, l’espressività, la creatività, l’iniziativa).

Nel primo settennio il bambino impara a camminare, a parlare, a pensare e a dire “io” a se stesso; senza l’esempio di altri uomini da imitare il bambino non imparerebbe a crescere nel modo giusto. In questa fase il bambino va immerso in un mondo buono, ricco di fantasia, immagini, gioco e devota meraviglia. L’ambiente in cui i piccoli si muovono è estremamente curato, arredato con mobili in legno; i giocattoli sono molto semplici, costruiti con materiali naturali, essenziali e poco definiti perché la fantasia del bambino possa farli vivere come desidera.

L’atmosfera serena creata dal gioco, i racconti, la musica, il colore, il movimento, la semplicità di gesti quotidiani, come la cura delle piante o la preparazione del pane, organizzati ritmicamente nel corso della giornata e della settimana, offrono al bambino il calore e la serenità necessari a nutrire la sua anima.

Gli spazi dedicati al gioco sono “spazi di futuro”: nel gioco, con l’imitazione, i bambini prendono coscienza della natura e del loro ambiente culturale. Giocando, essi riproducono tutto ciò che accade intorno a loro e così facendo vivono nelle qualità che permeano il mondo circostante. Con ciò, il gioco infantile pone le premesse per la futura comprensione del mondo. “Afferrare” diventa “comprendere”. Per il bambino piccolo, che frequenta l’asilo, si parla di “com-prendere col gioco”: sperimentare con tutti i sensi, muoversi con tutto il corpo, essere attivo con mani e piedi. Da questo derivano la capacità di dominare i movimenti del corpo, di governare l’equilibrio, di sfiorare delicatamente e di afferrare saldamente qualcosa. E da questo nascerà più avanti l’esperienza autocosciente: posso plasmare il mondo perché l’ho compreso.